Paesaggi d'Italia

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Visioni dalla Pianura Veneta

Veneto, Italia

In diversi hanno fatto notare che la pianura Veneta è forse la “pianura umanizzata” per eccellenza. Una porzione della Pianura Padana capace di esprimere un’ orizzontalità ovunque addomesticata che - soprattutto nelle sue parti più storiche come le città e i paesi, le lunghe strade antiche, i canali che l’attraversano, le cascine, le coltivazioni della tradizione - rifugge le insidie della monotonia, manifestando con chiarezza particolari energie e grazie della civiltà. È facile, per un occhio anche minimamente attento, cogliere l’armonia e l’ordine di certe opere dell’uomo che danno forma a un paesaggio creato nei secoli con costante dedizione.

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Così il paesaggio veneto è quasi interamente un paesaggio fatto. Certo si può dirlo in tutte le regioni italiane, e di tutto il mondo civile; anche il paesaggio è una creazione della civiltà e della
storia. Ma qui al massimo grado senza omissioni, senza scarti; niente è rimasto di selvaggio, di grezzo; e il risultato di questo artificio integrale ha un equilibrio, una grazia, per cui il Veneto appare la terra meno artificiale e più naturale del mondo. In essa l’artificio ha apprestato anche il romito, il patetico, il meditativo, il romantico, e non esiste forse un caso in cui un artificio umano sia stato prolungato così lungamente, fino a prendere un’apparenza di assoluta libertà inventiva.
Guido Piovene, 1964
La pianura padovana è così distesa e unita, che potrebbe figurare, in perfezione, l’idea platonica di pianura. La città che sorge al centro di essa (mettiamo che l’infinito abbia un centro) sembra levarsi dal mare, da un placido mare di terre; o meglio adagiarvisi e galleggiarvi sopra. Ci vuole il bel tempo chiaro perché agli occhi del cittadino appaiano,sullo sfondo meridionale, i fantasmi azzurri dei colli Euganei; e non ci vuol meno di una vigorosa lavatura di pioggia e di vento perché, nell’aria ripulita, balenino, sul confine del’Occidente, le incredibili vette della corona alpina. Orizzontalità, si può dire, assoluta; anche là dove ali argini dei fiumi sovrappongono la loro linea ferma a quella fuggente dei campì, o i cavalcavia inarcano una breve curva sulla immensa retta sottostante. Questo fa che Padova abbia per sé, di tutte le stagioni, un cielo intero, e possa respirare a pieni polmoni il giorno e la notte, e tutta la gioia del sole, e tutta la malinconia del tempo grigio, e la calma lenta vertigine di uno spazio da ogni parte aperto e illimitato. Vero che nel suo interno è anch’essa, come tutte le città, un nodo di energie, uno stretto sistema di idee e di necessità pietrificate, un chiuso di mura e di consuetudini, una grande casa di convivenze e di associazioni. Ma la campagna, quella campagna di pianura infinita, è vicina da ogni lato, e le case non son così alte, né tante, da soffocare il cielo.
Diego Valeri, 1964