Piemonte, Italia
(Alta valle Po) Tra le tante valli del Piemonte, l’alta valle Po, è certamente la più incantevole, specie pei suoi monti, la bellezza dei quali non può facilmente descriversi, né v’ha pennello maestro che valga a riprodurre lo svariato gioco della luce e delle ombre che ad ogni istante muta le fugaci tinte del quadro. Fina, fresca, pura è l’aria che qui si respira, vibrante l’atmosfera, continua la brezza che ingagliardisce i nervi sferzante, terso il bel cielo di cristallo, solenni e calme le montagne, increspati i laghetti, ridenti gli altipiani, amene le escursioni.
Attilio Pugno, 1912
(Alta valle Varaita) La Castellata è ricca di piante vegetali ed è luogo per appagare l’occhio indagatore del botanico. Nel luglio e nell’agosto la campagna si presenta ivi nel suo più bello aspetto; il fondo delle vallette come sulle basse e alte costiere dei monti non si vedono che a brillar fiori d’ogni genere e d’ogni specie, che rappresentano al vivo i sette colori dell’iride, e che sulle regioni più elevate specialmente esalano un odore gratissimo.
Claudio Allais, 1891
(Val Pellice verso Valle d’Angrogna) Il primo aspetto della valle, infatti, è strano, misterioso, indimenticabile. [...] Dopo pochi minuti di cammino, vedemmo uno spettacolo bellissimo: a destra, davanti a noi, sulle cime di tre alture, ancora immerse nell’oscurità, una chiesa valdese, una chiesa cattolica, e poi una seconda chiesa valdese, l’una dietro l’altra, bianche, inargentate dal sole, che pareva che splendessero, e solitarie in mezzo a una vegetazione cupa foltissima, che copriva ogni cosa d’intorno. Nella valle un silenzio profondo [...]. Andavamo avanti, sempre in mezzo ai castagni, all’ombra dentro a un verde vivissimo, sparso di piccole macchie di sole, simili a strisce e a mucchi di scudo d’oro. [...] Di tanto in tanto vedevamo spuntare fra gli alberi una casetta rustica, con due finestre e una porticina; erano le scuole, che si aprono nell’inverno.
Edmondo De Amicis, 1888
(Sacra di San Michele) Serpeggia l’erto sentier ne’ seni del monte in luoghi per gli alberi e le sorgenti freschissimi; ed il severo aspetto dell’antica badia sull’estremo ciglio d’un dirupo di centinaia di piedi, or si nasconde ed or si mostra fra i rami, variando in cento modi il quadro medesimo.
Massimo D’Azeglio, 1829
(Valle Chisone) E poi la valle Chisone è così bella [...]. Passato Pinasca, si restringe, si infosca, alza da una parte dei grandi macigni nerastri, strisciati di licheni, e piglia quell’aspetto particolare di tristezza delle valli anguste e quiete, dove sembra che la natura prepari in silenzio qualche sorpresa; e i viaggiatori si raccolgono e tacciono senz’avvedersene, guardando davanti a sé, con un sentimento vago di aspettazione. La sorpresa è là vicina, in fatti. La valle si riapre a poco a poco, la vegetazione s’addensa, poggi ameni si elevano, le case spesseggiano, sbucan ragazzi da ogni parte, ed ecco un’ampia conca, circondata di rocce ardite e di coltivazioni ridenti, popolata di opifici, di giardinetti, di ville, nella quale biancheggia e fuma Perosa; e là in fondo, si chiude da una parte la valle profonda di Fenestrelle.
Edmondo De Amicis, 1883
[Valsesia] Par di trovarsi non nel regno aspro del Monterosa, ma in una gentile cittadina della Toscana dove l’arte ha culto non solo fra le classi elette, ma anche nel popolo che comprende, ama ed ammira gli artisti e l’opera loro. Percorrendo le strade di queste valli e i sentieri alpestri non vi capita d’imbattervi, come in altre regioni montanine, in certi santi dalle facce spaventose che paiono in agguato entro le loro cappellette votive per intimare a chi passa: - O la borsa! O la vita! - qui anche i santi sparsi nei borghi ai quali si volge implorante l’anima ingenua del montanaro, sono eseguiti con una certa correttezza.
Giovanni Saragat, 1904
(Valle Susa) Per i torinesi la valle di Susa e della Dora Riparia è come l’albero del cortile per i passerotti del tetto. [...] le gite al Moncenisio e al suo lago smagliante, al mite Monginevro che pure ha neve fino a maggio [...] Ma ogni piccolo luogo della valle potrebbe trattenerci a lungo. Tra Villabasse e Rosta, tra Reano e Sant’Antonio di Ranverso vi sono piccole costiere e convalli arate, tranquille come in un recinto, declivi preziosi di vigneti, neri massi erratici verso il pianoro d’una leggendaria città sparita, e cascinali, palazzotti o paesi con chiese, viuzze, osterie da anni e anni senza mutamento. In luglio e in agosto troviamo nell’alta Valdora una breve ripetizione dell’anno nuovo, dall’inverno all’estate. Le pareti rocciose della valle Stretta, con cengie ancora umide di neve e laghetti imperlati dal cielo; piccoli ghiacciai tra il vallone di Fond e il vallone di Ambin e la Savoia; laghi gelidi e puri, costiere della valle della Ribe o Ripa con alture deserte e floridesu cui la primavera fuggitiva è giunta, appena in un tripudio disperato; boschi densi e profumati, valloni precipitosi dove si incontrano all’improvviso con stupore fanciullesco gli animali snelli non soggetti a nessuno. Rivediamo rocce, boschi, obliqui campi che degradano sopra Fenils o sopra Beaulard; e in quei campi come in quelli di Sauze e di Champias (già verso i duemila metri) e sulle coste in cima a Bardonecchia, la gloria estiva, la fatica diventata bellezza.
Agostino Richelmy, 1961
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