Paesaggi d'Italia

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Monti Liguri

Liguria, Italia

Monti forse inaspettati, sorprendenti per la loro forza, in una terra dove il pensiero del mare sa arrivare vicino alle cime: eppure monti veri e straordinariamente belli per la loro varietà. Pochissime altre terre possono vantare insieme Alpi e Appennino, e nessuna una vicinanza così stretta tra loro come in Liguria, “ara di pietra .. tra cielo e mare” […] scarsa lingua di terra che orla il mare, chiude la schiena arida dei monti; scavata da improvvisi fiumi” (Camillo Sbarbaro). Verso ponente sono le Alpi marittime, coi loro versanti scoscesi, coi paesaggi rudi e avventurosi, solcati da fiumi e cascate veloci che scorrono attraversando quei confini tra Italia e Francia destinati a protrarsi verso il mare. Anche qui, come sulla costa ligure, uomini e rocce hanno stretto strani patti fra loro, i cui frutti sono i paesi appollaiati, non si sa come, sulle aspre alture. La giogaia che si alza in Liguria è la prima dell’Appennino; scendendo diventa punto quasi magico di convegno tra genti, culture, caratteri, sentimenti di ben cinque regioni. Qui i monti della Liguria incontrano le terre alte della Lombardia, del Piemonte, dell’Emilia Romagna, e quelle della Toscana, dando forma a un crogiuolo di memorie e tradizioni antichissime. Luoghi appartati dove la cultura e la natura appenninica è ancora tutta piena e viva.

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(Appennino ligure) Ci sono luoghi che nessuno sa; sono da scovare, o s’incontrano a caso o bisogna esserci nati, che è meglio di tutto. Mettiamo uno prende dal Nord il treno per andare in Versilia […] ma arrivato all’altra stazione, […] anche di Sarzana, se si volta indietro vede che ha lasciato da parte qualcosa che resterà sempre dimenticata, perduta: dovrà andarci apposta. Caspita, ma si tratta di meraviglie. Vezzano […] È su un dosso, uno spigolo delle alture finali della Liguria […] Da quello sprone alto, dov’è più alto, quasi trecento metri, tutto confuso di olivi e vigne, vedete qualcosa che solo da lì si può cogliere, senza perdersi nell’incerto dei nomi e degli spazi e degli incroci. Alle vostre spalle dunque è la Liguria, lo Spezzino e il golfo di Portovenere, di fronte avete la piana detta Magra e, giù giù in lontananza, il lido di Massa fino a Pisa, stesa fra il Tirreno e gli spalti aguzzi e dentellati delle Apuane, a sinistra l’ingolfarsi delle alture del Pontremolese e della Lunigiana, la strada della Cisa insomma, che porta ai vecchi ducati di Parma e di Modena, cancellati dalla storia […]. regioni che sembrano lontane, assolutamente diverse, su due versanti opposti, eppure la loro confluenza è lì, lì press’a poco sotto Vezzano, dove la Liguria alpestre finisce, la Toscana s’insinua appena, l’Emilia è un nome che vien col vento. Quei luoghi straordinari, che sono per l’appunto sui nodi delle vie, dove sembra che i monti, i fiumi, le campagne si confondano a creare un ibrido bellissimo.
Franco Antonicelli, 1962
(Appennino sopra Chiavari) È la “fiumana bella” cantata da Dante, in cui la storia si perde indietro nei secoli […] . Decine e decine di casette isolate, chiese dai campanili alti e aguzzi poste sul crinale dei colli, punteggiano di bianco il verde dei folti boschi che di tanto in tanto si diradano lasciando brulla la terra, a volte spaccata da ripidi ed orridi canaloni. Per abbracciare tutta la valle bisognerebbe salire al santuario di Nostra Signora di Montallegro, […] dal quale si può godere nello stesso tempo lo scenario del monte che a precipizio scende […] e l’immensità del mare, da Portofino a Sestri. (Verso la Val d’Aveto) Pochi chilometri alle spalle di Chiavari il paesaggio marino cambia repentinamente con una serie di vedute tipiche dell’entroterra. […] l’unione dei torrenti Sturia e Lavagna, provenienti da destra e da sinistra, forma un ideale triangolo chiuso e sorretto lungo le sponde da alti monti verdi di castagni e di pini; nel centro del triangolo si erge un colle ammantato di argentei olivi, in cima sta la facciata della chiesa di San Pietro. I monti dell’Appennino chiudono sul fondo tale scenario. Il campanile barocco della chiesa ne chiama a raccolta infiniti altri, tutti uguali, tutti alti ed esilissimi. Ad una valle ne corrisponde un’altra ed un ennesimo campanile si aggiunge alla serie, senza soste né variazioni, su su fino all’orrido passo della Forcella ove la distesa dei pini si interrompe verso sud e dilaga la macchia sì che la terra appare giallo-verde d’estate, scura e brulla d’inverno. È una visione orrida ed ampia a perdita d’occhio; solo una luminosità cilestrina sul fondo fa presagire il tepore dolce del mare.
Piero Torriti, 1962
(Verso le Alpi marittime) Da San Bartolomeo la strada, serpeggiando fra gli ulivi ed i castagni, che vi portano il primo saluto della montagna alpestre, scende sino a Pieve di Teco, […] indi risale sino al forte di Nava, […] Di qui si dominano i due versanti che si presentano come una strana diversità di aspetto e di ambiente. Quello verso il mare, bello, ricco d’olivi che lo ricoprono di un manto immenso, vellutato, sino giù alla spiaggia, lontana; l’altro sulla valle del Tanaro, […] a grandi piani di pascoli, serrato di fronte dalla linea dei monti, senza orridi dirupi, senza bianco di nevi, senza spuma di cascate; i monti sono […] uniformi ed hanno l’aspetto di grandi colli.
Giovanni Saragat, 1910
Paesaggio - quello della zona di Arcagna: il più esaltante che si possa immaginare: è la prima volta che mi capita di vedere una così lunga distesa di vigneti tutta su un dosso; da una parte e dall’altra lo sguardo spazia, oltre la valle del Nervia, oltre la valle della Roya, verso l’Italia, verso il mare aperto, verso la Francia. L’apertura è più ampia dalla parte della Roya: la direi smisurata: si vede biancheggiare quasi all’infinito. […] nei loro paesaggi obliosi e solitari, tra le Alpi e il mare.
Mario Soldati, 1975
La Roja che precipita a valle nel suo letto profondissimo incavato nella roccia, […] La valle su cui riposa questo nitido placido di verde. Si restringe e si serra con due grandi spalliere di roccie entro cui il fiume urta violento e passa tortuoso e spumante. E in quella gola lo segue audace lo stradone e lo fiancheggia, ora protendendogli sopra con ponti lungo la diga, ora cacciandosi sotto la roccia che resta sospesa e minacciosa nell’alto. Da ogni lato il masso viscido calcareo vi serra come nel recinto di un castello dalle pareti immense, maestose, adorne qua e là da alberi scarmigliati protesi sul precipizio in alto il velo azzurro del cielo, ai piedi. Sotto allo stradone il frastuono dell’acqua che passa sdegnosa e spumante. Di tratto in tratto, negli svolti appaiono lembi d’aria e panorami tagliati nella valle in cui si sbocca, per ritornare, dopo un giro, entro un’altra torre di rocce. Non ricordo nulla di più orribile, né un orrido più bello.
Giovanni Saragat, 1910
L’entroterra è poco visibile per i monti che sovrastano la costa e la proteggono egregiamente dai venti freddi del Nord. È sufficiente inoltrarsi di qualche chilometro alle loro spalle perché il paesaggio muti il suo aspetto marino. Il sole non manca, ma il freddo pungente, spesso la neve, già ti mostrano il volto invernale delle prime propaggini alpine. È bello pensare che poco più in basso l’arancio arrossa i suoi frutti insieme a quelli del banano.
Piero Torriti, 1962