Valle d'Aosta, Italia
Nel lasciare il villaggio di La Salle e voltandoci indietro, ci apparve magnifico il panorama sul Monte Bianco; la valle ricca di boschi e di vigneti, il vecchio castello arroccato su uno sperone scosceso che si protendeva dal fianco di una montagna, offrivano un quadro al quale la limpidezza e i colori del mattino accrescevano lo splendore. […] L’ultima visione del Monte Bianco l’avemmo da qui. […] Ogni svolta della strada presentano nuovi e sempre più interessanti panorami o scenari pittoreschi - rocce, strapiombi, foreste e vecchi castelli - dove gli elementi paesaggistici, arricchiti da occasionali allargamenti del fondovalle, erano pur sempre limitati da alte montagne dall’aspetto bellissimo.
William Brockedon, 1833
Il Monte Bianco non è un punto di passaggio […]. Sta a sé. Bisogna andare fin lì apposta per salutarlo, per vedere quell’illustre solitario, il cui capo domina l’Europa.
Jules Michelet, 1868
Io andai a cercare la pace nell’immobilità delle Alpi – non le Alpi rumorose che sembrano un’eterna festa di cascate e di splendidi laghi: preferii il grande eremita, il gigante muto, il Monte Bianco. Solo presso di lui speravo di trovare abbastanza neve e riposo.
Jules Michelet, 1868
Poche località abitate sono così incantevoli come Courmayeur. Il Monte Bianco e le grandi cime del versante piemontese sembrano innalzarsi così a ridosso della cittadina, che guardandole dalla strada suscitano una formidabile impressione per la loro altezza e per la loro vicinanza: e tutta la natura circostante è di proporzioni così enormi, che ciò che normalmente giudichiamo di prima grandezza si riduce a qualcosa di assolutamente insignificante […]
William Brockedon, 1833
È strano, ma il Tetto delle Alpi, a chi lo intravede per un attimo, la prima volta, […] può suggerire un’idea di mare. Contro l’orizzonte, sopra un accavallarsi di creste verdeggianti, simili alle sfumature di un oceano, appare per un attimo un caos bianco, confuso a arruffato come la schiuma di una grande ondata. una curva, e la visione è già sparita. Quando la si ritrova, […] si scopre che di un mare si può davvero parlare, ma come sollevato da un cataclisma e lì pietrificato, nel granito e nel ghiaccio. Questo è il Monte Bianco, una delle meraviglie della terra, ed è quasi con stupore che ci si rende conto di non essere in un lontano continente selvaggio, ma nel cuore della vecchia Europa.
Carlo Graffigna, 1976
E il Monte Bianco è lì, immane, ghiacciai bianchi azzurri e rocce nere, ma così ben proporzionato che colpisce non tanto per l’altezza e l’immensità quanto per la bellezza della forma e dei colori. Accade così anche per qualche capolavoro dell’architettura umana, per esempio il Partenone e San Pietro. Stupiva, osservando attentamente i ghiacciai sotto la cresta, distinguere ombre e luci, trasparenze e superfici quasi di seta, variazioni delicatissime dal bianco al celeste: erano, dei ghiacciai, quelle parti volte ad oriente e già in ombra, ma illuminate, di luce riflessa, dagli specchi solari dei ghiacciai, che non vedevamo e che scendevano di là dalle creste, sui versanti francesi.
Mario Soldati, 1968
[…] la costa che scende a Courmayeur mostra una caotica confusione di sasso che precipita al basso: torri aguzze come aghi, abissi di incredibile profondità, creste taglienti e lacerate come pinne, e qua e là un piccolo ghiacciaio, che sporge sull’orlo di un precipizio, rotto di valanghe sul fronte e sui fianchi. Solo un paio di ghiacciai sono riusciti da questa parte a stendersi come di soppiatto fin nella vetta di sotto, dopo aver scavalcato mostruosi salti di rupi.
Felice Ferrero, 1913
Il Monte Bianco è fiancheggiato, più che attorniato, da altissime balze che prendon forma di cupole, di piramidi, di obelischi; esso innalzasi con sovrana maestà in mezzo a questa giogaia di monti granitici. […] Niuna penna, niun pennello può ritrarre la magnificenza della natura in quelle solinghe regioni; l’immaginazione stessa non può farsi concetto di tanta sublimità. Come descrivere uno spettacolo che non ha altrove obiettivi di comparazione? Né potrei pure spiegarvi i sentimenti diversi ond’ero mosso il mio animo all’aspetto di tante bellezze, di tante orridezze raccolte in quei luoghi selvaggi. L’abbagliante candore della neve intemerata, formava inarrivabil contrasti con la bruna tinta delle rupi vicine.
Davide Bertolotti, 1828
La vetta è una sorta di groppa lunga forse duecento piedi e larga trenta; e nel senso della larghezza non è mai piatta, e se tre persone stanno di fronte, una di loro si trova di qualche spanna più in basso delle altre. È coperta di una crosta di neve dura e scagliosa, a metà tra la neve soffice e il ghiaccio. […] Da qualunque parte ci si volga, l’occhio scorge soltanto contrafforti montuosi, ma in tutte le direzioni le caratteristiche mutano, formando panorami diversi. Lo si direbbe un immenso museo messo là per risarcire il viaggiatore coraggioso dei pericoli affrontati per giungervi. La veduta da nord-est domina tutte le altre, grazie allo spettacolo grandioso dell’assieme delle alte Alpi. Da qualunque luogo, fuorchè dal Monte Bianco, le loro masse gigantesche sembrerebbero voler minacciare il cielo; ma viste da lassù, nel loro uniforme colore grigiastro interrotto da nubi orizzontali su cui s’innalzano migliaia di guglie, mi parvero un oceano di cui ogni guglia fosse un’onda. […] il Cervino e, più a est, il Monte Rosa, le cui diverse cime nevose s’innalzano maestosamente sopra quel mare di montagne, simili a un’immensa roccaforte che sorge dal grembo dei flutti.
Henriette d’Angeville, 1838
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