Piemonte, Italia
Sento che c’è un rapporto misterioso tra le Alpi e le vigne. La freschezza di quell’incorrotta atmosfera che i venti di marzo e aprile trasferiscono sulle Langhe e sul Monferrato deve per forza influire sulla crescita della vite, poi sulla maturazione dell’uva, infine sull’aroma del vino. [...] siamo sulla riva destra del Tanaro, nel centro del centro della grande zona industriale del vino: circa a metà tra Asti e Canelli. [...] siamo a San Martino, alle cascine e alla vecchia villa abbandonata, da cui lo sguardo spazia su un panorama immenso di vigneti perfetti. [...] Nel sole ormai invernale e nella grandiosità del paesaggio collinare, la facciata della vecchia villa, casualmente o intenzionalmente non corretta o non corrotta dai restauri, ha un incanto gozzaniano. Ma anche lo stabilimento, già a Boglietto, nonostante la sua efficienza non offende. Gli uffici sono liberty. Le botti coi loro fondi verniciati di verde, inseriscono una nota abbastanza ottocentesca. Si fanno tutti i vini: la Barbera, la Fresia, il Grignolino, il Nebbiolo [...]. Ma la specialità è il Moscato Naturale, che ha 4 gradi.
Mario Soldati, 1975
[...] la durezza si dissimula nella bellezza dei vigneti. Le viti, che decorano quasi tutto il Piemonte, più varie che in Borgogna, a spalliera, a festoni, a pergolato ed a terrazza, si addensano nell’Astigiano e nelle terre confinanti. Se non si sapesse che questa è una madrepora fitta di piccoli coltivatori, si avrebbe l’impressione di contemplare un grande feudo gentilizio. Il vigneto astigiano, “nato dalla lotta secolare tra il bosco selvatico e il colono portatore del vitigno”, è commovente e venerabile. E la vita si avvolge ancora, come in nessun’altra regione italiana, e come piuttosto in Borgogna, d’una ritualità pagana e cristiana, dei miti, della religiosità e dei costumi d’origine dionisiaca. A sud-est di Alba, la città gastronomica per eccellenza, giace la zona del Barolo; il più illustre di quei vini color rubino, per cui gli antichi intenditori escogitavano aggettivi da prosatori d’arte; morbido, vellutato, austero; e trovavano, nel Barolo e nei suoi confratelli, fragranze di violetta, di lampone, di rosa, di resina, di marasca. [...] io che non temo di sembrare poco moderno, mi tengo dalla parte del vecchio vino piemontese, che porta dentro i geni vivi del giardino, della foresta, della terra e del bosco.
Guido Piovene, 1957
(zona di Ovada) Fascino della collina ormai spoglia e fasciata di nebbia. Silenzio profondo che rari e brevi, quasi intimoriti versi di uccelli fanno sentire ancora di più. Pace. Di là da una siepe, in un orto, c’è un signore rubizzo che sarchia; è un sardo, un maresciallo dei carabinieri, in pensione. Dice che questo posto per lui è il paradiso, e non andrebbe più via di qui per nessuna ragione.
Mario Soldati, 1975
Giace, Casale, sulla riva destra del Po, così gentilmente circondata dal verde tenerissimo, così amabilmente immersa in una luce che sa di madreperla, e al tramonto ha toni arancio, ma piuttosto del colore dei tulipani: un colore pieno d’aria. [...] ed è lì come per caso, fra i suoi prati verdissimi, i pioppi, e più lontano le risaie, un paesaggio che fa primavera, ne sono sicuro, anche d’estate, e aspetta un turismo intelligente fuori del turbinio delle autostrade.
Cesare Brandi, seconda metà’900
[...] a Cisterna, a quell’estremità dove la provincia di Asti confina da una parte con la provincia di Cuneo, e dall’altra con la provincia di Torino. Terreno vulcanico. Cantine nel tufo, in grotte naturali, [...] che mi ricordano [...] qualcosa di più romantico e nordico. [...] una boscaglia alta e selvaggia che si direbbe inaccessibile come giungla, riveste la proda a picco sulla stretta cornice pianeggiante, dove il terreno comincia a declinare, appena un po’ meno ripido, coi suoi vigneti.
Mario Soldati, 1975
[...] seguendo sta sera come il sole cadente dietro le alpi di Susa veniva cogli obliqui raggi allungando le ombre, ricercando i chiari-scuri, e distinguendo con infinite mezze tinte giallognole ogni vetta, ogni paesuccio, ogni castello di questi Appennini, Astigiani, Monferrini; i quali all’altr’ore del giorno non sembrano che onde indistinte di un mare di colli. Aggiungevasi nel cielo, rasserenatosi dopo un grosso temporale, quell’umido trasparente che accresce la luce, ravviva i colori e diminuisce le distanze apparenti d’ogni oggetto.
Cesare Balbo, 1829
L’altr’anno, quando tornai la prima volta in paese, venni quasi di nascosto a rivedere i noccioli. La collina [...], un versante lungo e ininterrotto di vigne e di rive, un pendio così insensibile che alzando la testa non se ne vede la cima – e in cima, chi sa dove, ci sono altre vigne, altri boschi, altri sentieri – era come scorticata dall’inverno, mostrava il nudo della terra e dei tronchi.
Cesare Pavese, 1950
Ma Jhonny amava il fiume, che l’aveva cresciuto, con le colline. Le colline incombevano tutt’intorno, serravano tutt’intorno, [...] in un musicale vorticare di lenti sapori. Le colline incombevano sulla pianura fluviale e sulla città.
Beppe Fenoglio, 1968
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