Paesaggi d'Italia

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Gargano e Daunia

Puglia, Italia

Il Gargano: balcone sbalorditivo, sipario che si apre su una regione che con i suoi quadri della natura e della storia riempie gli occhi del viaggiatore. Già qui, nella parte più settentrionale della Puglia, si coglie tutta la varietà di luoghi dove terra e acqua si incontrano in maniera spettacolare per un lunghissimo tratto, fino ad arrivare agli estremi della penisola italiana. Le rocce che scendono in mare dallo “sperone d’Italia” più scenografiche di così non possono essere: sembrano spalancare le porte di un paesaggio epico, annunciare una solarità e una bellezza che hanno segnato nel profondo i miti meridionali, il sapere e il sentire mediterraneo. E vicino all’azzurro intenso del mare il verde altrettanto intenso della Foresta Umbra, dei gioielli naturali custoditi nel Parco Nazionale del Gargano. E poi ancora le campagne della terra dei Dauni, grosso modo l’attuale provincia di Foggia, che si allargano in un paesaggio il cui nome, il Tavoliere, racconta di orizzonti particolari, di lunghi e pazienti lavori sui campi, di memorie e tradizioni indissolubilmente legate alla terra.

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Il Gargano è il monte più vario che si possa immaginare. Ha nel suo cuore la Foresta Umbra, con faggi e cerri che hanno 50 metri d’altezza e un fusto d’una bracciata di 5 metri, e l’età di Matusalemme; con abeti, aceri, tassi; con un rigoglio, un colore, l’idea che le stagioni si siano incantate in sull’ora di sera; con caprioli, lepri, volpi che vi scappano di fra i piedi; con ogni gorgheggio, gemito, pigolìo d’uccelli […] Ma queste pendici che vanno giù verso Manfredonia sono tutto sasso. Salendo da questo lato verso Montesantangelo la vegetazione è tutt’altro che facile. Ma questa è la giornata degli spettacoli commoventi. Giù, vedete, si estende a perdita d’occhio la pianura: terra, terra.
Giuseppe Ungaretti, 1934
Improvviso il Gargano si presenta al viaggiatore, come un’anomalia. Il suo rapido trascolorare sotto un cielo che riflette il verde mobile dell’ Adriatico e quello vegetale del Tavoliere e della sua foresta, conferma l’illusione di una parvenza fantastica. Con la magia delle sue trasfigurazioni, apparenti e reali, il Gargano si presenta, così, con caratteri incerti e provvisori. Non di rado lievi movimenti sismici lo scuotono. Questa montagna erratica, insomma, non è persuasa della sua posizione eccentrica rispetto all’Appennino e della sua condizione di esilio di fronte alla vita fervida del Tavoliere. Isola un tempo, e ora promontorio, non è ancora sicura della sua definitiva sistemazione. A questo compendio dello spazio geografico, corrisponde una eguale sintesi del tempo: gli avvenimenti vi si depositano con silenziosa tenacia, lasciando i segni quasi di una memoria fisica nel volto della terra e degli uomini.
Pasquale Soccio, 1965
È stato detto, parlando del promontorio che esso sintetizza le varietà, le bellezze primigenie, i tratti più perspicui delle singole regioni della Penisola, e sebbene venato di enfasi, il discorso appare in fondo legittimo. Quel che principalmente attrae chi attraversa la provincia garganica è in fatti la vorticosa mobilità dello scenario, le sue dolcezze prive di sdolcinature miste a improvvise asperità (Monte S. Angelo, San Giovanni Rotondo): dal verde incorrotto della Foresta Umbra alle carsiche pendici dell’Ingarano, dal candore inossidabile dei faraglioni di Vieste, all’ocra, al rosso delle cave di bauxite, da quieto lago di Lesina e dal contiguo più vivido lago di Varano, agli aranceti di Rodi e di Vico alle strutture mussulmane di Peschici, agli arenili ombreggiati da acrobatici pinastri, fra S. Menaio, Pugnochiuso, e Mattinata, agli scogli delle Tremiti proiettati a 20 miglia dal dorso garganico. […] il piacere di essere capitati in un lembo terrestre quintessenziale dove consumare una schietta emozione senza forzature estetizzanti è davvero continuo e intercambiabile.
Giuseppe Cassieri, 1967
Nella quasi totalità, il Tavoliere è definitivamente uscito dalle litografie impressionistiche e colpisce vorremmo dire epicamente, il visitatore proprio per quel suo immenso spazio animato, per il dominio vertiginoso, ma non più incontrastato, della luce, e soprattutto per la presenza dinamica dell’uomo, portato a rinnovarsi, a sperimentare, a tecnicizzare.
Giuseppe Cassieri, 1967
La parte settentrionale della Puglia, intorno a Foggia, chiamata il Tavoliere, si abbassa sensibilmente verso la costa meridionale. Vi mancano i porti marittimi e il commercio, vi manca quel grande passato, che ha in modo così singolare plasmato l’altra parte della penisola. Invece de‘ folti oliveti, estese e ricche praterie per le famose vacche bianche, la cui razza è antichissima e celeberrima. Il bruno e seminudo pastore apparisce a cavallo, come un fantasma fugace, a’ nostri occhi stupefatti.
Paul Schubring, 1901