Puglia, Italia
Il Gargano è il monte più vario che si possa immaginare. Ha nel suo cuore la Foresta Umbra, con faggi e cerri che hanno 50 metri d’altezza e un fusto d’una bracciata di 5 metri, e l’età di Matusalemme; con abeti, aceri, tassi; con un rigoglio, un colore, l’idea che le stagioni si siano incantate in sull’ora di sera; con caprioli, lepri, volpi che vi scappano di fra i piedi; con ogni gorgheggio, gemito, pigolìo d’uccelli […] Ma queste pendici che vanno giù verso Manfredonia sono tutto sasso. Salendo da questo lato verso Montesantangelo la vegetazione è tutt’altro che facile. Ma questa è la giornata degli spettacoli commoventi. Giù, vedete, si estende a perdita d’occhio la pianura: terra, terra.
Giuseppe Ungaretti, 1934
Improvviso il Gargano si presenta al viaggiatore, come un’anomalia. Il suo rapido trascolorare sotto un cielo che riflette il verde mobile dell’ Adriatico e quello vegetale del Tavoliere e della sua foresta, conferma l’illusione di una parvenza fantastica. Con la magia delle sue trasfigurazioni, apparenti e reali, il Gargano si presenta, così, con caratteri incerti e provvisori. Non di rado lievi movimenti sismici lo scuotono. Questa montagna erratica, insomma, non è persuasa della sua posizione eccentrica rispetto all’Appennino e della sua condizione di esilio di fronte alla vita fervida del Tavoliere. Isola un tempo, e ora promontorio, non è ancora sicura della sua definitiva sistemazione. A questo compendio dello spazio geografico, corrisponde una eguale sintesi del tempo: gli avvenimenti vi si depositano con silenziosa tenacia, lasciando i segni quasi di una memoria fisica nel volto della terra e degli uomini.
Pasquale Soccio, 1965
È stato detto, parlando del promontorio che esso sintetizza le varietà, le bellezze primigenie, i tratti più perspicui delle singole regioni della Penisola, e sebbene venato di enfasi, il discorso appare in fondo legittimo. Quel che principalmente attrae chi attraversa la provincia garganica è in fatti la vorticosa mobilità dello scenario, le sue dolcezze prive di sdolcinature miste a improvvise asperità (Monte S. Angelo, San Giovanni Rotondo): dal verde incorrotto della Foresta Umbra alle carsiche pendici dell’Ingarano, dal candore inossidabile dei faraglioni di Vieste, all’ocra, al rosso delle cave di bauxite, da quieto lago di Lesina e dal contiguo più vivido lago di Varano, agli aranceti di Rodi e di Vico alle strutture mussulmane di Peschici, agli arenili ombreggiati da acrobatici pinastri, fra S. Menaio, Pugnochiuso, e Mattinata, agli scogli delle Tremiti proiettati a 20 miglia dal dorso garganico. […] il piacere di essere capitati in un lembo terrestre quintessenziale dove consumare una schietta emozione senza forzature estetizzanti è davvero continuo e intercambiabile.
Giuseppe Cassieri, 1967
Nella quasi totalità, il Tavoliere è definitivamente uscito dalle litografie impressionistiche e colpisce vorremmo dire epicamente, il visitatore proprio per quel suo immenso spazio animato, per il dominio vertiginoso, ma non più incontrastato, della luce, e soprattutto per la presenza dinamica dell’uomo, portato a rinnovarsi, a sperimentare, a tecnicizzare.
Giuseppe Cassieri, 1967
La parte settentrionale della Puglia, intorno a Foggia, chiamata il Tavoliere, si abbassa sensibilmente verso la costa meridionale. Vi mancano i porti marittimi e il commercio, vi manca quel grande passato, che ha in modo così singolare plasmato l’altra parte della penisola. Invece de‘ folti oliveti, estese e ricche praterie per le famose vacche bianche, la cui razza è antichissima e celeberrima. Il bruno e seminudo pastore apparisce a cavallo, come un fantasma fugace, a’ nostri occhi stupefatti.
Paul Schubring, 1901
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